La Fondazione Pino Pascali è lieta di annunciare che il Premio Pino Pascali 2021 – XXIII edizione è stato conferito a Ibrahim Mahama (Tamale, Ghana 1987). La mostra inaugura l’11 dicembre 2021 alle ore 18 e prosegue fino al 1 maggio 2022.

La Commissione del Premio, presieduta da Rosalba Branà direttrice della Fondazione Pino Pascali, Adrienne Drake, direttrice della Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea di Roma, e Nicola Zito, storico dell’arte e curatore della Fondazione Pino Pascali, ha così motivato la scelta:

“Ibrahim Mahama, giovane artista ghanese protagonista da diversi anni sulla scena internazionale, riflette sulla condizione umana, sul nomadismo, sulle migrazioni, sullo sfruttamento dell’uomo. Artista con una forte connotazione politica, Mahama contamina i linguaggi dell’arte, dall’installazione ambientale site specific alla fotografia e all’assemblaggio oggettuale, con l’intento di condurre lo spettatore a riflettere su quelli che sono i fallimenti della modernità”.

L’evento si svolgerà parallelamente presso Exchiesetta, spazio iconico nel centro cittadino di Polignano a Mare che ospitò le prime edizioni del Premio Pino Pascali negli anni dal 1969 al 1979, dove sarà esposta un’opera della mostra visibile H24.

Mahama è nato a Tamale nel 1987, capoluogo di regione a nord del Ghana, con mezzo milione di abitanti dove attualmente vive e lavora. Il 10 dicembre gli sarà conferito il Prince Claus Award 2020 di Amsterdam, un riconoscimento che premia coloro che si sono maggiormente distinti nell’applicazione della cultura allo sviluppo sociale.

Nella sua pratica artistica assume il sacco di juta, oggetto ricorrente nelle sue opere, a simbolo e metafora di un’economia fragile, basata sulla produzione di cacao: timbrato, lacerato, rattoppato, diventa per Mahama un amplificatore di storie, raccontando delle persone che vi hanno lavorato, tra porti, magazzini, mercati e città.

Il sacco diviene stratificazione di memorie, persone, oggetti, luoghi e architetture, il riferimento porta alle problematiche del continente africano ai suoi processi migratori, alle complesse dinamiche della globalizzazione. Fabbricati nel sud-est asiatico, i sacchi vengono importati dalla Ghana Cocoa Boards per trasportare le fave di cacao, considerate prodotti di lusso. Dopo questo primo utilizzo, i sacchi vengono rimpiegati per molte volte ancora per trasportare prodotti come riso, miglio, mais e carbone. Mahama li acquista alla fine del loro percorso lavorativo, cucendoli insieme per creare enormi arazzi che utilizza anche per occultare  edifici monumentali ed iconici della società dei consumi, come in alcune note recenti installazioni, anche in Italia.

“Mi interessa”, spiega Mahama, “guardare alle implicazioni artistiche e politiche di questi materiali. Cosa succede quando raccogli diversi oggetti da luoghi con storie e ricordi specifici e li metti insieme per formare un nuovo oggetto? Mi interessa come crisi e fallimento vengano assorbiti in questo materiale con un forte riferimento alla transazione globale e al modo in cui funzionano le strutture capitalistiche. (…) la speranza è che i loro residui – macchiati, rotti e abbandonati, ma portatori di luce – possano condurci verso nuove possibilità e spazi oltre”.

La mostra si avvale della collaborazione di APALAZZO Gallery di Brescia, che rappresenta l’artista in Italia.

Ibrahim Mahama nasce a Tamale, in Ghana, nel 1987. Studia pittura e scultura presso la Kwame Nkurumah University di Kumasi fino al 2013, anno in cui consegue la laurea. Durante gli anni universitari avvia una serie di interventi e di attività che riflettono sul tema della globalizzazione, del lavoro e della circolazione delle merci, con opere realizzate anche grazie a collaborazioni con i cittadini ghanesi. Attualmente, Mahama vive e lavora tra Accra e Tamale, dove nel 2019 ha inaugurato il Savannah Centre for Contemporary Art (SCCA), spazio museale gestito da un gruppo di artisti e curatori attivi in Ghana, seguito dall’apertura di un vasto complesso di studi, Red Clay, nella vicina Janna Kpeŋŋ nel settembre 2020. Comprendendo spazi espositivi, strutture di ricerca e un centro di residenza per artisti, entrambi i siti rappresentano il contributo di Mahama allo sviluppo e all’espansione della scena artistica contemporanea nel suo paese. Nell’aprile 2021, Mahama ha inaugurato a Tamale un silo ristrutturato, Nkrumah Volini; questa è la terza istituzione educativa che l’artista ha aperto nel nord del Ghana negli ultimi due anni.

Il suo lavoro è stato incluso in numerose mostre internazionali tra cui NIRIN, 22a Biennale di Sydney (2020); Tomorrow There Will Be More of Us, Triennale di Stellenbosch (2020); Living Grains, Fondazione Giuliani, Roma (2019); Future Genealogies, Tales From The Equatorial Line, 6a Biennale di Lubumbashi, Democratic Republic of the Congo (2019); Parliament of Ghosts, The Whitworth, The University of Manchester (2019); Labour of Many, Norval Foundation, Cape Town (2019); Documenta 14, Atene e Kassel (2017); An Age of Our Own Making, Kunsthal Charlottenborg, Copenhagen e Holbæk (2016); Fracture, Tel Aviv Art Museum, Israel (2016); Artist’s Rooms, K21, Düsseldorf (2015); Material Effects, The Broad Art Museum, Michigan (2015).

Mahama partecipa inoltre a due edizioni della Biennale di Venezia, nel 2019, May You Live in Interesting TimesGhana Freedom, padiglione inaugurale del Ghana, 58a Biennale di Venezia, e nel 2015, 56a edizione della Biennale di Venezia, All the World’s Future, in cui presenta la grande installazione site specific Out of Bounds, realizzata con sacchi di iuta presso il Tronchetto dell’Arsenale.

Ibrahim Mahama
Premio Pino Pascali – XXIII edizione
11 dicembre 2021 ore 18 (fino al 1 maggio 2022)

Fondazione Pino Pascali
Via Parco del Lauro, 119
Polignano a Mare

Orari- dal mercoledì alla domenica dalle 16 alle 20
Chiuso il 24, 25 e 31 dicembre 2021

Exchiesetta
Via Porto, Polignano a Mare

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